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Amore o dipendenza? Incatenati nella relazione di coppia

In una relazione di coppia sana e funzionale, le aspettative dei partners relativamente alla soddisfazione dei personali bisogni, riguardano esperienze associate alla reciprocità, al piacere continuo e crescente, all’arricchimento attraverso l’altro.
Il legame con l’altro viene ad essere psicologicamente vissuto come fonte di stabilità e per questo protettivo.
Ecco allora che, in un tale scenario di attese, bisogni da gratificare, necessità di stabilità ed equilibrio, l’attraversare momenti della vita di coppia che possano creare sofferenza, viene percepito come un fallimento o come prova di un amore inadeguato, disfunzionale, giunto al termine.
Ma è davvero sempre così?
In realtà, la sofferenza potrebbe acquisire un altro senso, assolutamente non negativo, qualora costituisse un passaggio finalizzato all’evoluzione della relazione di coppia oltre che personale, un’opportunità per comprendere meglio le dinamiche del rapporto ed aumentare lo scambio reciproco e il benessere.
I periodi di crisi di coppia non sono sempre dannosi, ma possono davvero rappresentare tappe necessarie alla rivalutazione del legame in prospettiva di un cambiamento futuro che possa far meglio funzionare il meccanismo della relazione, temporaneamente inceppato ma non per questo definitivamente rotto.
Ad essere negativi e fortemente disfunzionali, quindi fonte di uno stato di malessere che danneggia non solo l’unione ma anche la singola persona, sono quelle lotte di potere dove si cerca costantemente di sottomettere e squalificare l’altro, dove sussistono minacce di rottura, inganni e costante sfiducia che non aprono alla possibilità di costruire insieme, di condividere, di confrontarsi ed evolvere.
Questo è un tipo di dinamica relazionale definibile come “tossica” poiché incastra in “giochi” di potere e dipendenza dove sarà ben difficile svincolarsi, dove il rischio è di permanere in uno stato cronico di sofferenza, dove ci si indebolisce allontanando sempre di più la possibilità di cambiare.
Un rapporto di dipendenza spesso non viene identificato da chi lo vive direttamente e questo implica una condizione di crescente infelicità nella quale si subisce la prevaricazione dell’altro senza agire un contrasto, divenendo sempre più insicuri e prigionieri di un rapporto che non si riesce ad interrompere per il timore di rimanere soli.
Ciò comporta la rinuncia, per quanto non del tutto consapevole, alla propria autonomia e libertà di scelta che getta le sue radici in vissuti passati di abbandono, di minacce di disgregazione, di mancanza di riconoscimento che possono predisporre la persona, spaventata dal dover rivivere il rifiuto e la solitudine, ad accettare di restare in un rapporto costellato di prevaricazioni ed umiliazioni.
Il partner dipendente lascia che sia l’altro a regolarlo e contenerlo nelle sue emozioni al punto da identificarlo come indispensabile per il proprio equilibrio psichico e a non riuscire a sopportarne la lontananza.
Sarà proprio l’incapacità di tollerare la separazione a generare il rischio di vedere deteriorata la propria identità a seguito delle rinunce continue agli interessi personali, lavorativi e affettivi.
È possibile uscire da tali relazioni?
La prima condizione per rompere lo schema dipendente è prendere consapevolezza della sua natura negativa, porre termine al silenzio condividendo il dolore provato con persone di fiducia o rivolgendosi ad un professionista.
Altra tappa necessaria sarà quella di dedicare tempo e spazio a se stessi, concentrandosi su ciò che può costituire una risorsa per evolvere e cambiare in direzione dell’indipendenza e della coscienza di avere valore anche e soprattutto senza l’altro!

Per approfondire:

  • Castellano R., Cosa ci fa restare insieme? Il Mulino, 2010;
  • Donato S., La relazione di coppia, Carocci, 2018;
  • Valcarenghi M., Senza di te io non esisto, BUR, 2009.

Autrice: Ilaria Corona

 

 

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