Corri accanto a me: valorizzare la spontaneità dei bambini
Quando si diventa adulti spesso si tende a dimenticare cosa abbia voluto dire essere bambini, ad allontanare dalla memoria cosciente quei ricordi e quelle emozioni associabili all’infanzia, al puro piacere del gioco, di quando ogni più piccola occasione si poteva trasformare in un’avventura nuova ed eccitante, in un viaggio tra fantasia e scoperte di luoghi sconosciuti ed esperienze vissute con quell’energia esplosiva ed incontenibile che caratterizza l’infanzia.
Crescere, diventare adulti e, soprattutto genitori, può far scolorire e scomparire tutto questo, sbiadendo memorie e colori, odori e sensazioni, rendendo incapaci di comprendere i comportamenti dei propri figli, di decifrare e collocare atteggiamenti spesso definiti come inopportuni, ingestibili o fuori controllo, poiché opposti al mandato educativo che si tenta, affannosamente, di infondere.
Tutto questo perché ad essere toccata è la genitorialità e il proprio ruolo di caregiver adeguato e capace di far rispettare le regole della “buona educazione”, al punto che quando qualcosa sfugge e rompe il prevedibile, si entra in conflitto e si prova frustrazione.
Sarà allora che il bambino che non rispetta le regole desterà preoccupazione o verrà appellato come troppo esuberante e impegnativo.
Ma, ancora una volta, non si è aperta la strada di accesso alla memoria, dimenticando di ricordare la naturale spontaneità ed energia dei bambini, la limpidezza e purezza dei loro gesti, la loro capacità di vivere con estremo entusiasmo, di esternare emozioni senza contenitori logici e razionali, sprovvisti a volte di quelle buone maniere che spingono nell’acceleratore del senso di colpa del genitore.
Ciò spaventa, disorienta, preoccupa poiché entra comprensibilmente in conflitto con le aspettative adulte, con il reale che si scontra con l’ideale, con la difficoltà di recuperare la propria infanzia alla ricerca di quel bambino interno spesso trascurato.
È fondamentale riconoscere che i bambini hanno bisogno, per il proprio sviluppo sano, di movimento, sono attirati per la loro stessa natura dalla scoperta, sempre affamati di nuovi stimoli, esploratori innati che non hanno fretta di adattarsi all’assenza di fantasia e di colori che popola il mondo adulto.
Per questo il genitore non deve cedere alla paura, mostrando titubanza, rabbia o eccessivo bisogno di controllo, motivi che spesso sfociano nella volontà di ridimensionare il gioco, di limitare l’esuberanza, non mostrandosi disponibili ad accompagnare la necessità del bambino di sentirsi libero di vivere fino in fondo la propria età.
Con questo non intendiamo dire che non sia giusto fornire un contenimento e che al bambino debba essere concessa la piena libertà decisionale di poter fare qualunque cosa desideri, ma di provare a trovare il giusto equilibrio tra la funzione genitoriale di guida solida e sicura e la capacità di prendere un po’ di distanza da un mondo di regole eccessivamente rigide, per addentrarsi con maggiore morbidezza nei bisogni più emotivi e profondi di creatività, immaginazione, grida di gioia e corse a perdifiato dei nostri piccoli.
Sarà allora opportuno, oggi più che mai, viste le pesanti limitazioni che gravano sulle possibilità di socializzazione e di attività dei bambini, che ogni genitore si impegni ad incentivare la vita sociale dei figli, di dare valore alla loro voglia di sorprendersi e di esplorare il mondo e le relazioni, guardati a vista e sicuri della presenza al loro fianco dell’adulto, ma liberi di essere spensierati, liberi di sbagliare, liberi di imparare, liberi di essere solo bambini… certi però di venire accompagnati nel loro andare da mani robuste in grado di sorreggere, abbracciare, curare ferite e rialzare quando ce ne sarà bisogno!
Per approfondire:
- Benedetto L., Ingrassia M., Parenting, Carocci, 2010;
- Berti A.E., Bombi A.S., Psicologia del bambino, Il Mulino, 1999;
- Greco O., Maniglio R., Genitorialità, Franco Angeli, 2009.
Autrice: Ilaria Corona