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Il nostro metodo

L’approccio sistemico-relazionale

Presupposto base del modello sistemico-relazionale è l’osservazione e la valutazione dei comportamenti dell’individuo in relazione all’ambiente in cui egli è vissuto, intendendo per ambiente la rete di rapporti interpersonali significativi, in primis quelli della famiglia di origine.

Considerare il singolo come inevitabilmente e strettamente legato agli altri membri del suo sistema di appartenenza, produce un cambiamento anche nel modo di considerare le “sue” problematicità. Esse quindi non possono e non devono, secondo il modello sistemico-relazionale, essere viste come prerogativa esclusiva dell’individuo che comunque le manifesta, ma come eventi che condizionano le sue relazioni familiari e che sono la rappresentazione evidente e tangibile di una disfunzione del sistema familiare nella sua interezza.

Assistiamo quindi ad una importante modifica portata da questo approccio relativamente alla lettura dei sintomi, ridefinendoli e spiegandoli sempre in un’ottica relazionale. Oltre che nel sistema familiare, che rimane comunque l’ambito privilegiato, le dinamiche disfunzionali possono essere anche riconducibili al contesto lavorativo, scolastico, al gruppo dei pari, al sistema diadico della coppia ecc…

Metodo sistemico
L’origine e l’importanza del metodo

L’origine del metodo sistemico relazionale risale intorno agli anni ’20 grazie agli studi di un antropologo statunitense, Gregory Bateson, il quale riteneva che l’individualità si determinasse in seguito alle interazioni che il soggetto stabilisce con l’ambiente e con gli altri individui con cui vive e si relaziona. Ogni persona quindi non può prescindere nella sua evoluzione, crescita e sviluppo, anche patologico e disfunzionale, dal contesto in cui è inserito.

Grazie al metodo sistemico-relazionale, abbiamo assistito ad un importante cambiamento sia nel modo di considerare le categorie cliniche, che nella rilettura nei sintomi, nel processo diagnostico e di trattamento terapeutico, mantenendo come matrice portante il contesto in cui l’individuo vive, la storia delle sue relazioni passate e attuali e delle generazioni che lo hanno preceduto, l’osservazione dei sistemi con i quali interagisce (famiglia, scuola, ambiente lavorativo, coppia, gruppo amicale ecc…).

La psicoterapia sistemico-relazionale

Tenendo in considerazione quanto precedentemente detto, viene da sé che il terapeuta sistemico non può far altro che considerare i comportamenti del paziente, anche in una terapia individuale, quindi, come riconducibili non tanto ad un disagio puramente ed esclusivamente personale, ma ad una disfunzione del suo sistema (familiare, di coppia e/o lavorativo) di appartenenza e alla rete di relazioni che in esso si è instaurata.

I sintomi patologici manifestati dal singolo individuo, possono quindi essere letti non solo in rapporto ad esperienze particolarmente traumatiche, ma anche nelle disfunzioni relazionali che appartengono all’intero sistema.

Spesso nelle famiglie che fanno richiesta di terapia per il “disagio di uno” assistiamo alla designazione del problema al singolo individuo. Ad avere importanza, come uno dei fondamentali elementi costitutivi che sorreggono e costruiscono ogni famiglia, sono soprattutto le relazioni che si stabiliscono tra i membri.

Alcune di queste molteplici relazioni tendono a ripetersi e a mantenere una relativa stabilità nel tempo divenendo, per l’appunto, delle vere e proprie regole alla base della relazione, considerate fondamentali perché garantiscono il mantenimento dell’equilibrio interno alla famiglia.

Le regole di relazione influenzano il comportamento reciproco dei membri della famiglia in una dinamica circolare, rappresentandone una sorta di trama identitaria che caratterizza e distingue la specificità di ogni sistema famigliare, nonché la peculiarità dei rapporti tra i suoi membri.

Per favorire i necessari processi di cambiamento, tipici di ogni tappa evolutiva, le regole devono poter essere sufficientemente flessibili. Quando invece tali regole di relazione sono troppo rigide, contribuiscono a determinare una difficoltà o un arresto del processo evolutivo di tutto il sistema. È in questi sistemi disfunzionali che la sofferenza familiare può tradursi nel comportamento sintomatico di un membro.

L’aiuto della psicoterapia sistemica diviene fondamentale anche al fine di modificare tali regole supportando tutta la famiglia verso un reciproco e collaborativo lavoro di cambiamento.

Qual è il vero significato del sintomo?

La persona che porta il carico del problema è definita con il termine di paziente designato, colui che presenta il sintomo, ma che di fatto non costituisce altro che il portavoce del disagio di tutti!

Il sintomo spesso acquisisce una doppia valenza: da un lato segnala il disagio di tutto il sistema familiare, poiché la sofferenza di un membro della famiglia appartiene tacitamente a tutti, dall’altro ha il significato di una implicita richiesta di cambiamento perché se c’è un sintomo o anche più sintomi, viene da sé che qualcosa non funziona!

Il disagio pertanto è attribuibile a vecchi e stereotipati schemi di relazione disfunzionali che spesso si ripetono nelle famiglie da varie generazioni, schemi antichi, miti lontani, difficili da modificare se non attraverso l’aiuto di chi è esterno alla famiglia stessa (ruolo del terapeuta), il cui punto di vista non è quindi condizionato e incastrato in tali dinamiche.

In altre parole lo psicoterapeuta sistemico-relazionale riconosce nel sintomo sia la possibilità, per la singola persona che lo manifesta, di portare alla luce una sua condizione soggettiva di sofferenza, sia al sistema nella sua totalità di comprendere quanto tale sofferenza sia di tutti, frutto delle relazioni interne, della natura dei loro legami. Ecco perché la presenza della famiglia in terapia costituisce una fondamentale risorsa per il terapeuta, poiché agevola la possibilità per lui di osservare e meglio comprendere tali relazioni, ma anche per i membri della famiglia stessa che possono collaborare e co-costruire, con il supporto l’uno dell’altro oltre che della figura dello psicoterapeuta, nuovi schemi di relazione, nuove più funzionali risorse, nuove regole comunicative e nuovi modi di stare insieme.

Divenire consapevoli del significato dei sintomi, condividendone un nuovo senso, un senso che non fa più male, ma che permette di aprirsi a nuove possibilità, al futuro conservando comunque i legami e riscoprendo in essi nuovi sensi dell’esistenza, sia personale che familiare; rivalutare in positivo i reciproci ruoli; sperimentare nuovi modi di vedersi e di comunicare l’un l’altro, costituiscono importanti obiettivi della psicoterapia sistemico-relazionale.

La psicoterapia come arte gioca sulle forme, i colori, i suoni che nascono quando due mondi di rappresentazione si mettono in intersezione e risuonano, l’uno contro l’altro. Ascolto di consonanze, di amplificazioni e vuoti che rompono improvvisamente lo schermo della monotonia. Attenzione portata all’apparente disordine, in cui possono bruscamente manifestarsi nuove armonie.

P. Caillè

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