Reagire allo stress attraverso il coping

In ambito psicologico, con il concetto di coping si fa riferimento alle possibili strategie messe in atto dall’individuo al fine di affrontare e tentare di superare ostacoli quotidiani, oltre che per contrastare lo stress, distinguendo le differenti tipologie di reazione individuale di fronte a varie difficoltà.
Partendo dai primi studi condotti da Folkman e Lazarus (1974-1984) sui meccanismi di coping, si va a specificare che questi consistono in diversi tipi di approcci cognitivi e comportamentali volti alla gestione di fattori di minaccia provenienti dall’esterno o dall’interno, facendo leva sulle personali risorse al fine di ricercare una valida risoluzione delle avversità percepite, adattandosi all’ambiente e alle sue richieste.
L’attuazione delle strategie di coping è conseguenziale alla percezione e valutazione cognitiva sia del significato che un determinato evento assume per la persona, che delle differenti modalità attivate per fronteggiarlo, le quali presuppongono l’utilizzo e l’affinamento di specifiche risorse.

Ma quali sono alcune strategie di coping considerate funzionali?

Sempre facendo riferimento alla teoria di Folkman e Lazarus, le strategie di coping ritenute adeguate potrebbero essere suddivise tra quelle centrate sul problema e quelle centrate sull’emozione.
Mentre le prime sono soprattutto caratterizzate da tentativi di individuazione di risorse personali oltre che sociali per gestire il problema, le seconde mirano maggiormente al controllo delle emozioni sperimentate, con la finalità di riduzione e regolazione dello stato di malessere e disagio.
Quest’ultimo stile di coping, in cui non si affronta direttamente la problematica, potrebbe rivelarsi utile, ad esempio, in tutte quelle situazioni che sfuggono al controllo rischiando di aumentare il vissuto di ansia o di malessere generale, condividendo le emozioni, dedicandosi ad attività piacevoli e gratificanti, cercando supporto all’interno della propria rete sociale o attraverso il sostegno di figure professionali.
Esiste inoltre una terza possibile modalità strategica definita coping orientato all’evitamento in cui la tendenza di chi lo mette in atto è quella di sottovalutare o minimizzare il problema fonte di stress, prendendone le distanze o ignorandolo, con l’effetto di ridurre solo temporaneamente il disagio.
Non esistono in assoluto strategie definibili a priori come più o meno valide, poiché i fattori che ne influenzano la funzionalità dipendono da caratteristiche sia individuali che ambientali, oltre che riconducibili alla specifica situazione problematica, la quale potrebbe richiedere anche la messa in atto di più strategie contemporaneamente.

Alcuni esempi di coping utilizzati comunemente potrebbero essere:

• Controllo delle proprie azioni e delle personali espressioni emotive, come evitare di esternare ciò che si sta provando;
• Prendere consapevolezza delle personali responsabilità riconoscendo di giocare un ruolo nella determinazione del problema;
• Ricercare un sostegno emotivo al fine di lavorare sulla gestione delle emozioni;
• Provare a rileggere positivamente un accaduto traendone il lato vantaggioso o di insegnamento per il futuro.

Sarà importante avvalersi anche di un supporto terapeutico laddove ci si dovesse accorgere che nell’affrontare alcune difficoltà le risorse che si possiedono risultino insufficienti o inadeguate, con l’obiettivo di meglio valutare l’entità del problema ed eventualmente apprendere un nuovo e più adatto stile di coping, così da fronteggiare gli eventi stressanti in modo più costruttivo e con rinnovati strumenti ed abilità.

Per approfondire:

• Fiorilli C., Geraci M.A., Il coping, Carocci, 2015;
• Laudadio A., Perez F.J.F., Colpire lo stress: il coping, Franco Angeli, 2016;
• Lazarus R., Folkman S., Stress, Appraisal and Coping, Springer Pub Co, 1984;
• Marchetti A., Fiducia e coping nelle relazioni interpersonali, Carocci, 2008.

Autrice: Ilaria Corona