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Relazioni a distanza: lontani ma vicini

È opinione comune quella per cui avere una relazione di coppia destinata a “funzionare” nel tempo debba prevedere una costante e quotidiana vicinanza.
Ma è davvero così? E soprattutto, questo vuol dire che un rapporto a distanza sia destinato a concludersi e a non avere le giuste basi per consolidarsi?
In realtà, è importante iniziare evidenziando che una relazione dai tratti quasi “simbiotici” con l’altro è decisamente più pericolosa del vivere distanti.
È una visione pressoché errata quella che considera funzionale e sano l’essere molto vicini, il condividere e fare tutto insieme, il divenire una cosa sola, lasciando in questo modo poco spazio all’individualità e annullando l’idea di separazione, quasi fosse una minaccia impensabile di disgregazione e inevitabile sinonimo di qualcosa di negativo.
Creare distanza potrebbe rivelarsi valido anche quando si vive insieme, per potenziare il desiderio, l’attesa e vivere le proprie esperienze anche come persone singole, dotate di passioni ed esigenze altre rispetto a quelle del proprio partner.
Eliminare tali spazi potrebbe spezzare, anziché alimentare, il legame interno alla coppia stessa, creando frustrazione, abitudine, necessità di evasione o senso di costrizione e dipendenza affettiva.
La distanza può essere allora riletta come opportunità in grado di incrementare e nutrire il desiderio l’uno dell’altro, purché non venga vissuta come un problema di difficile soluzione e argomento unico di conversazione.
Quello delle coppie a distanza è, tra l’altro, un fenomeno in continua crescita e non riguarda solo legami tra giovani alle prime esperienze sentimentali, ma anche coppie coniugate che per diversi anni si vedono costrette alla lontananza, spesso determinata da esigenze lavorative.
Il problema principale in questi casi, quando lo stare lontani si protrae per molto tempo, riguarda il dover sopportare di non stare insieme pur standoci, paradosso che destabilizza, spesso scoraggia poiché preclude la progettualità condivisa.
Ciò però non equivale ad assenza di solidità, di forti fondamenta o di sintonia, essendo spesso quello della distanza fisica un gap meno complesso di quando tale distanza diventa psicologica ed emotiva.
Si può vivere dunque nella stessa casa, condividere la quotidianità, vedersi ogni giorno eppure essere tremendamente lontani e soli.
Le storie d’amore a distanza quindi non rappresentano esclusivamente uno svantaggio, ma possono avere punti di forza come il poter trascorrere un quantitativo di tempo insieme certamente inferiore ma di maggiore qualità, scongiurare il rischio di una eccessiva fusione, migliorare la comunicazione e avere l’opportunità di rinforzare la fiducia reciproca.
Con questo non vogliamo sminuire o non prendere in considerazione la difficoltà e la stanchezza a cui conducono certe relazioni, ma provare a vedere anche l’altro lato della medaglia.
Tra gli altri aspetti positivi del passare del tempo lontani possiamo annoverare:

  • Avere l’occasione di apprezzare di più l’altro nel momento in cui ci si ritrova insieme, essendo quel momento fortemente desiderato e dal quale tentare di trarre il maggior vantaggio possibile;
  • Attivare una comunicazione più efficace, profonda ed intima;
  • Non dare per scontato il tempo trascorso con la persona amata né la sua presenza accanto;
  • Vivere con maggior trasporto il presente, il qui ed ora, spesso trascurato dalle aspettative future e dal proiettarsi verso un dopo, trascurando l’oggi.

È innegabile che la mancanza continua dell’altro richieda uno sforzo emotivo non indifferente per colmare il senso di vuoto che crea, ma quando il sentimento provato è reciproco, solido e reale, le difficoltà non sono sempre così insormontabili e la separazione fisica non necessariamente corrisponderà ad una separazione anche emotiva!

Per approfondire:

  • Beck U., BeckGernsheim E., L’amore a distanza, Laterza, 2012;
  • O’Farrel M., La distanza fra noi, Guanda, 2015;
  • Stasi I., Oltre ogni distanza, Start Press, 2015.

Autrice: Ilaria Corona

 

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